Goleador nato, si mette in evidenza fin dall’inizio della carriera con la squadra “Dante Berretti” del Crotone che perde la finale Nazionale, ma “laurea” Messina miglior cannoniere d’Italia con 34 gol.
Con la formazione “Berretti” si ripete l’anno successivo, i suoi gol contribuiscono a far arrivare il Crotone ancora in finale a Chianciano Terme, sconfitto ai calci di rigore.
In serie C nel campionato 1974/1975 (allenatore Longoni) e nel 1975/1976 (allenatore Corelli) In quest’ultimo campionato il Crotone lottò con il Bari per la promozione in serie B. Furono promossi i pugliesi grazie alle vittorie ottenute nei due confronti diretti. In occasione della partita giocata a Bari, l’arbitro Redini di Pisa s’inventò due rigore a favore dei locali per falli inesistenti di Roberto Ranzani.
Dopo i due campionati di serie C, Messina inizia a girare per i campi di mezza Italia.
Trapani, Cavese, Salernitana, nei campionati che vanno dal 1976 al 1980.
Dopo questi campionati di serie C, Messina diviene appetito di molte società di serie superiore.
Gioca a Bergamo, con l’Atalanta, campionato 1980/1981, a Brescia l’anno dopo per poi passare al Modena nella stagione 1982/1983.
In Emilia, Gabriele ha anche un ricordo poco piacevole come goleador, sbaglia un calcio di rigore contro il Rimini che, tra i pali schierava un giocatore in sostituzione del portiere infortunato (allora non esisteva la regola delle sostituzioni).
Nonostante il piccolo incidente di percorso come goleador, i suoi gol sono sempre all’attenzione delle maggiori squadre che vogliono vincere il campionato. Il Bari prima, 1983/1984; ed il Palermo dopo, 1984/1985, lo ingaggiano per ritornare in serie A, cosa che avviene puntualmente grazie ai gol di Gabriele.
Smesso di giocare, Messina rimane nel mondo del calcio con compiti di notevole importanza, è d.s. dell’Atalanta.
Degli anni trascorsi a Crotone (sua città natale che ha sempre nel cuore) come calciatore, ricorda in modo particolare quelli vissuti nei campionati giovanili.
Perché, pur giocando in serie C con il Crotone, ricordi con affetto il settore giovanile?
In quegli anni, molti giovani crotonesi miei compagni di squadra hanno avuto modo, passando per il settore giovanile, di far parte del calcio professionistico: Sergio Voce, portiere, Gino Vetere, difensore, Salvatore Mastromarco, difensore, Gaetano Falbo; Librandi, il cirotano che faceva impazzire le difese. L’elenco sarebbe lungo.
Allora il settore giovanile, molto seguito da Antonio Ranieri, era una fucina di giocatori che spiccavano il volo verso categorie superiore.
In quegli anni, i ragazzi impegnati nei tornei giovanili, subito dopo la scuola, correvamo all’Ezio Scida e facevamo la fila davanti a Mimi De Meco per avere pantaloncini, maglietta, scarpe, calzettoni. Chi arrivava in ritardo doveva accontentarsi di ciò che rimaneva. Eravamo tutti contenti perché potevamo disputare la partita.
Oggi, per i giovani è l’esatto contrario: hanno tutto e non l’apprezzano.
Mi sorprende, faccio il d.s. con una società importante come l’Atalanta che cura in modo particolare il settore giovanile, che da diversi campionati il Crotone non “sforna” più giovani giocatori all’attenzione di squadre superiore. Evidentemente, è cambiata la politica della società.
Segui il Crotone in serie B?
Potrei non farlo? Crotone è la mia città ed il Crotone è la squadra che mi ha dato la possibilità di diventare calciatore. Quando non sono in giro con l’Atalanta guardo le partite alla televisione da tifoso rossoblù e se posso vado a vederlo giocare di persona. Attualmente la classifica non rende giustizia alla squadra che, per il valore tecnico di tanti giocatori che ci sono in formazione, meriterebbe migliore posizione.
Giuseppe Livadoti