Di fronte a ciò tutto il gruppo squadra del Venezia «si trova in isolamento fiduciario, gli allenamenti sono stati sospesi in attesa di ulteriori disposizioni delle autorità competenti». Il protocollo attuale prevede ancora la quarantena della squadra visto che non è stato ancora ufficializzato il via libera alla quarantena individuale. Tale situazione pone a forte rischio la disputa dell’incontro di sabato prossimo Pordenone – Venezia.
Se questo dovesse accadere, la decisione della ripartenza dei campionati si rivelerebbe azzardata e decisa soltanto per motivi economici (SKY, Dazn, si erano rifiutati di pagare la sesta rata di 230 milioni di euro in caso di definitivo stop). Solo per questo e non certamente per i tifosi, che in questa fase (ripartenza o non ripartenza), non hanno certo goduto dell’attenzione della Figc, Leghe calcio, Aic, Aiac. Le partite di calcio saranno giocate a porte chiuse per evitare che ci siano tifosi sugli spalti. Sembrerebbe che il Covid-19 sia presente soltanto per gli spettatori che si recano allo stadio. Nessun giornalista in più, infatti, potrà assistere allo stadio oltre alle dieci unità previste per parlare dell’incontro. In una struttura qual è quella di uno stadio con la possibilità di contenere decine di migliaia di spettatori, fa ridere pensare che sia nociva la presenza all’aperto di un migliaio di tifosi durante l’incontro.
Eppure, in occasione della promozione della Reggina in serie B migliaia di cittadini sono scesi in piazza a festeggiare anche senza mascherina ed a stretto contatto l’uno dall’altro e non è successo niente in fatto di contagio da coronavirus. Matteo Salvini da più giorni ha ripreso a frequentare le Piazze d’Italia ed a fare self guancia/guancia con i suoi simpatizzanti. Teatri e cinema hanno ripreso a funzionare, le strutture balneari sono in piena attività con la presenza di tantissimi bagnanti sulle spiagge, dal 18 giugno le discoteche all’aperto saranno nuovamente in attività ed anche in questo caso a frequentarle saranno diverse centinaia di persone.
L’Italia che divide i propri cittadini tra chi può frequentare alcune strutture e tra chi non può assistere ad un incontro di calcio, pur avendolo pagato in largo anticipo, perché portatore di contagio. Nessuno tra gli addetti ai lavori si è mai posto il problema, o ha dichiarato, come deve essere risarcito il tifoso che non potrà utilizzare la tessera abbonamento per le rimanenti partite casalinghe. Con i tifosi si continua a volere spaccare il capello in quattro per la sicurezza del non contagio e per il resto delle attività si sta tornando alla normalità.